Guan Yin la signora della Compassione (Quan Am, Kwan Yin)

Guan Yin nella tradizione e nel buddismo orientale è una figura femminile molto venerata soprattutto in Cina, dove rappresenta il Bodhisattva della Compassione, o Avalokitesvara ed è colei che incarna l’apice della misericordia, della compassione, della gentilezza e dell’amore. 

Il nome, infatti, significa “colei che osserva i suoni o i lamenti del mondo” e in alcune culture assume anche il ruolo di dea-madre e protettrice dei marinai.

Il nome completo è Guan Shi Yin Pusa, la traduzione dei sutra buddisti ha infatti sostituito il nome con Guan Shi Yin,l’equivalente cinese di Avalokitesvara, mentre la parola Pusa significa Bodhisattva. 

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In tutto l’Oriente la figura di Guan Yin viene spesso venerata al pari di una Dea e può assumere diversi nomi a seconda del luogo e della nazione. Ad esempio, in Thailandia Kuan Eim (กวนอิม) o Prah Mae Kuan Eim o ancora Kwan Yim, in Vietnam Quan Am ed in Giappone Kannon, solo per citarne alcuni.

Bodhisattva, chiamati anche Pusa, nel buddismo Mahayana, sono coloro che, con le loro azioni ed i loro meriti terreni, si sono guadagnati la possibilità di abbandonare il mondo delle sofferenze e sono diventati un Buddha, ma hanno rinunciato alla beatitudine del Nirvana con l’obiettivo di salvare il prossimo.

Statua di Guan Yin nel Wat Huay Pla Gung, Chiangrai Thailandia.
Statua di Guan Yin nel Wat Huay Pla Gung, Chiangrai Thailandia.

Origine di Guan Yin

Il culto del Bodhisattva della Compassione nacque già agli albori del Buddismo Cinese, intorno al I secolo d.C. e, attraversando la Corea, raggiunse anche il Giappone verso la metà del VII secolo.

Le prime rappresentazioni del Bodhisattva in Cina avevano un aspetto maschile, in quanto derivazione della figura di Avalokitesvara, mentre successivamente cominciarono a mostrare sia attributi maschili che femminili. Stando al Sutra del Loto, infatti, un Bodhisattva, ha il potere di assumere qualsiasi forma necessaria per alleviare la sofferenza e per il Buddhismo Mahayana – il Buddhismo cinese – il genere femminile non è un tabù per l’Illuminazione.

A partire dal XII secolo, durante la dinastia Ming, la rappresentazione di Guan Yin divenne poi quasi esclusivamente femminile. A questo contribuì in maniera decisiva una leggenda che si diffuse in Cina in quel tempo e che narrava della santa buddista Miao Shan, una principessa cinese vissuta intorno al 700 a.C., e che si ritiene sia la donna divenuta poi oggetto di culto.

Un’altra origine potrebbe essere derivata dall’immortale citata nei testi taoisti Ci Hang Zhen Ren, conosciuta per le sue opere a favore dei poveri ed i bisognosi. 

Infatti, Guan Yin è venerata sia nel Buddismo che nel Taoismo.

In Occidente in genere Guan Yin è conosciuta la Dea della Misericordia, anche se di fatto non si tratta di una Dea, ma di un Bodhisattva.

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Chi è un Bodhisattva e chi sono gli Arhat

Nel buddismo Mahayana un Bodhisattva è una persona che pur avendo ormai raggiunto l’illuminazione, e potenzialmente esaurito il ciclo delle esistenze terrene, come estremo atto di compassione sceglie di rinunciare al Nirvana e di continuare nel ciclo delle reincarnazioni, per dedicarsi ad aiutare gli altri esseri umani nelle loro sofferenze, utilizzando i meriti acquisiti con le proprie azioni.

Altra figura è invece l’Arhat o Arahant, ovvero colui che per mezzo delle proprie azioni e della propria conoscenza ha raggiunto l’illuminazione e si è liberato dal ciclo infinito di morti e rinascite raggiungendo il Nirvana.

Tuttavia, nel Buddismo Mahayana si venerano Diciotto Arhat che sono in attesa del ritorno del Buddha Maitreya o Buddha futuro, mentre altri gruppi di 6, 8, 16, 100 e 500 Arhat compaiono anche nella tradizione e nell’arte buddista e possono essere in qualche modo paragonati ai santi cristiani, apostoli o primi discepoli.

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Origine del Bodhisattva della Compassione

In genere il Sutra del Loto viene considerato come il primo testo ufficiale che tratti specificamente di Avalokitesvara. Il venticinquesimo capitolo è dedicato appunto al Bodhisattva della Compassione e lo descrive come un essere compassionevole che ascolta i lamenti dell’umanità e che lavora instancabilmente per aiutare coloro che invocano il suo nome.

Il Buddha rispose al Bodhisattva Aksayamati dicendo: “O figlio di virtuosa famiglia! Se innumerevoli centinaia di migliaia di miriadi di koṭi* di esseri senzienti che sperimentano la sofferenza sentiranno parlare del Bodhisattva Avalokitesvara e canteranno con tutto il cuore il suo nome, il Bodhisattva Avalokitesvara percepirà immediatamente le loro voci e li libererà dalle sofferenze.”

Il Sutra del Loto – cap. 25

*unità di misura che corrisponde a svariati milioni

Proprio l’ampia diffusione in Cina del Sutra del Loto ha contribuito in maniera decisiva alla diffusione del culto di Guan Yin.

Guanyin in cima al Chung Cheng park a Keelung Taiwan
Guanyin in cima al Chung Cheng park a Keelung Taiwan

Iconografia e rappresentazioni

Guan Yin viene di solito raffigurata su un piedestallo di loto, con un lungo vestito di colore bianco, il simbolo della purezza e spesso ornata di collane di fattezze regali, indiane o cinesi. Nella mano destra porta una giara o un vaso, mutuati probabilmente dal vaso del tesoro, che è anche uno degli Otto Simboli Buddisti di buon auspicio o Astamangala.  Il vaso si ritiene contenga acqua pura, il nettare divino della vita, della compassione e della saggezza. 

Nella mano sinistra tiene un ramo di salice, per benedire simbolicamente i devoti con il nettare divino della vita, ma anche per simboleggiare la flessibilità e l’adattamento.

Sulla testa porta una corona che simboleggia o raffigura l’immagine del Buddha Amitabha, il Buddha celestiale, mentre più raramente al suo fianco viene raffigurato un uccello che le vola incontro, di solito una colomba, una gru o a volte un cacatua. 

Nell’arte cinese, Guan Yin è spesso raffigurata da sola, a volte in piedi su un drago o affiancata da due bambini o due guerrieri. Nel caso dei due bambini, questi sono i suoi discepoli che la trovarono mentre meditava sul leggendario Monte Putuo. La ragazza si chiama Long Nu e il ragazzo Shan Cai (letto Shan Tsai). Nel caso dei due guerrieri si tratta, invece, dello storico generale Guan Yu e del bodhisattva Skanda, i quali proteggono il tempio e la fede. Questi ultimi due generali appaiono rispettivamente nello storico Romanzo dei Tre Regni e nel classico cinese l’Investitura degli Dei, del quale non esiste una versione italiano (credo).

A volte la Santa viene raffigurata con un libro o un rotolo di scritture, che rappresentano i Sutra, le scritture con gli insegnamenti del Buddha ed un rosario con il quale invoca il Buddha. Ogni grano del rosario o mala rappresenta gli esseri viventi e la rotazione dei grani il ciclo di morte e rinascita, fino all’illuminazione e al Nirvana

In alcuni templi e monasteri buddisti, l’immagine di Guanyin è occasionalmente quella di un giovane vestito con abiti buddisti di fattezze antiche, di solito è raffigurato mentre guarda o abbassa lo sguardo, a simboleggiare che Guan Yin continua a vegliare sul mondo.

E’ possibile anche vedere Guan Yin raffigurata insieme al Buddha Amitabha e al Bodhisattva Mahasthamaprapta come parte di un trio collettivo chiamato i “Tre Santi dell’Ovest”.

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Origine di Kuan yin: la leggenda di Miao Shan

Una delle più popolari leggende sull’origine del culto di Guan Yin è quella di Miao Shan. La leggenda è declinata in molte versioni, alcune influenzate anche dalla dottrina Taoista. Qui di seguito riporto una versione breve, mentre potete ritrovare una versione diversa nell’articolo Miao Shan, la principessa dei mari del Sud

Immagine di Guan Yin a Wat Prah Keo, il palazzo reale di Bangkok - (altri nomi Kwan Yin Quan Am Kuan Yim Bodhisattva della Compassione e della Misericordia)
Immagine di Guan Yin a Wat Prah Keo, il palazzo reale di Bangkok – (altri nomi Kwan Yin Quan Am Kuan Yim Bodhisattva della Compassione e della Misericordia)

Nell’antica Cina viveva un Re molto avido che aveva tre figlie. Per accrescere il suo potere ed il suo prestigio desiderava che le tre belle figlie sposassero uomini ricchi e di buona famiglia, ma mentre due di esse volevano accontentare il padre, la terza, di nome Miao Shan, voleva diventare una monaca Buddista e aiutare le persone a salvarsi dalle sofferenze.

Il Re provò in vari modi a convincere la figlia che un buon matrimonio avrebbe portato prosperità alla famiglia, ma alla fine, visto che la figlia non demordeva, la mandò in esilio.

Dopo qualche anno, il Re si ammalò gravemente e nessuno nel suo regno era in grado di guarirlo. Così il Re fece radunare al suo cospetto vari sapienti per trovare un rimedio alla sua malattia. Fra questi un vecchio monaco, venuto da molto lontano, gli disse che sarebbe guarito solo se si fosse rivolto ad una persona di grande compassione, che gli concedesse una pozione distillata sacrificando volontariamente i propri occhi e le proprie braccia.

Le due figlie maritate non vollero aiutarlo, così il monaco gli consigliò di inviare un messaggero in cima al Monte dei Profumi, dove viveva una Bodhisattva di grande compassione che forse lo avrebbe aiutato.

In realtà il monaco altri non era che Miao Shan, che avendo saputo dei problemi del padre desiderava aiutarlo, 

Il messaggero fu inviato quindi in cima alla Montagna e, nonostante Miao Shan fosse consapevole che la malattia del padre rappresentasse il frutto di una vita dissoluta, si tolse gli occhi e si tagliò le braccia, perché fossero consegnate al padre per farne la pozione miracolosa.

Quando il messo partì, Miao Shan tornò nel regno, sotto le spoglie del vecchio monaco e produsse la magica pozione che miracolosamente guarì il Re, il quale, entusiasta, voleva a tutti i costi ricompensare la Donatrice.

Il monaco, invece gli disse che un semplice ringraziamento a colei che aveva sacrificato il proprio corpo per lui poteva essere sufficiente, purché fatto di persona.

Il Re si recò quindi alla Montagna dei Profumi e, una volta arrivato, rimase di sasso nel vedere sua figlia predicare a centinaia di persone, senza braccia e senza occhi, dopodiché scoppiò in lacrime pensando a tutto quello che lei aveva dovuto patire. 

Miao Shan lo accolse con amore e gli disse che da quel momento in poi avrebbe dovuto vivere con compassione e praticare il buddismo. Dopo qualche istante un lampo di luce li inghiottì entrambi e Miao Shan riapparve come una divina Bodhisattva con gli occhi e le braccia integri.

In alcune versioni di questa leggenda Guan Yin riappare con mille occhi e mille braccia, in modo da raggiungere tutti coloro che soffrono al mondo.

La leggenda di Shan Cai

Guan Yin è spesso ritratta accanto a uno o più bambini oppure con un bimbo in braccio. A volte la affiancano i due discepoli, una ragazza chiamata Lung Wang Nu, la “figlia del Re Drago” e un ragazzo di nome Shan Cai (si legge tsai) Tung-tsi “il giovane dalle eccellenti capacità”.

Una leggenda narrata per la prima volta in forma scritta nel capitolo 18 del Racconto completo di Guanyin e i mari del sud, un romanzo della dinastia Ming del XVI secolo, racconta di un ragazzo disabile proveniente dall’India e interessato allo studio degli insegnamenti del Buddha.

Nonostante le evidenti difficoltà, ragazzo dopo aver saputo c’era un bodhisattva che avrebbe potuto fargli da maestro, era partito alla volta del monte Putuo, il Monte dei Profumi, in un un’isola nel Mar Cinese Meridionale dove Guan Yin si era ritirata dopo l’illuminazione.

Prima di accoglierlo come discepolo, Guan yin decise di metterlo alla prova: con un rito magico trasformò gli alberi in pirati e simulò un agguato. Vedendo i pirati che arrivavano Guan Yin finse di fuggire, raggiunse il bordo di una scogliera e si lanciò nel vuoto con i pirati che la inseguivano. Shan Cai, per salvarla, saltò dietro di lei.

Nonostante la caduta, entrambi riuscirono poi a risalire la scogliera e dalla cima Guan Yin mostrò a Shan Cai i suoi resti mortali che erano rimasti inermi in basso sugli scogli.

Chiese quindi a Shan Cai di camminare e questi scoprì di poter camminare normalmente e di non essere più paralizzato. 

Da quel giorno Shan Cai divenne discepolo della Santa dalla quale apprese il Dharma l’intero Dharma buddista. 

L’incontro con Long Nu

Dopo un po’ di tempo che Shan Cai era divenuto discepolo di Guan Yin, un giorno successe un evento particolare. Il figlio del Re Drago del Mare aveva assunto la forma di un pesce ed era stato catturato da un pescatore. Essendo fuori dal suo ambiente naturale non poteva ritornare Drago e neppure il padre era in grado di aiutarlo.

Guan Yin, dopo aver appreso della vicenda e sapendo che il Pesce Drago sarebbe stato venduto al mercato, mandò subito Shan Cai a tentare di acquistarlo con tutto il denaro che aveva. 

Il fatto che il pesce fosse vivo dopo molte ora dalla cattura aveva solleticato la fantasia degli abitanti del villaggio i quali cominciarono a pensare che fosse un essere miracoloso e che mangiarne le carni avrebbe garantito loro l’immortalità.

Mangiare carni di un santo o di un essere immortale, nella mitologia cinese antica, era uno dei metodi per allungare la vita ed acquisire l’immortalità. Questo è un tema ricorrente nel romanzo Il Viaggio in Occidente, dove i mostri ed i demoni, quando vengono a contatto con il monaco Tripitaka, tentano con tutti i metodi di rapirlo e di mangiarselo

Nota di approfondimento

Con la prospettiva di un dono soprannaturale, ben presto, il prezzo del Pesce Drago cominciò a salire tanto che Shan Cai non aveva più abbastanza soldi per acquistarlo. Così con un estremo tentativo pregò il venditore di risparmiare la vita del pesce, ma questi non era intenzionato a cedere la preda e la folla si faceva sempre più agguerrita.

A quel punto una voce dal cielo esclamò “La vita deve appartenere a chi cerca di salvarla, non a chi cerca di prenderla”, era Guan Yin, che intervenne disperdendo la folla si disperse e liberando il pesce in mare, dove poté ritornare Drago e riunirsi al Padre. 

Come ricompensa il Re Drago mandò sua figlia Long Nu (ragazza del drago) a portare la Perla di Luce, un gioiello prezioso di proprietà del Re Drago, come ricompensa per la Santa.

Ma Lung Nue, sopraffatta dalla santità di Guan Yin, chiese di poter rimanere per poter studiare il Dharma. Guan Yin accettò la sua richiesta, ma pretese che da quel momento in poi Long Nu fosse la nuovo custode della “Perla di Luce”.

Long Nu e Shan Cai sono spesso rappresentati a fianco di Guan Yin come due bambini. Long Nu ha in mano una ciotola o un lingotto, che rappresenta la Perla di Luce, mentre Shan Cai è ritratto con i palmi uniti e le ginocchia leggermente piegate, a significare che una volta era paralizzato.

Guan Yin Santa Protettrice dei Marinai e dei Pescatori

In alcune stori popolari Guan Yin scende sulla terra con spoglie mortali e si dedica ad aiutare gli altri. In alcune regioni viene infatti raffigurata con una cesta di vimini e venerata come la Patrona di marinai e pescatori.

Una leggenda narra che tanto tempo fa nell’antica Cina c’era di un villaggio infestato da una banda di malviventi che taglieggiavano gli abitanti. Guan Yin, vedendo che gli abitanti soffrivano per la situazione, si trasformò in una bella e giovane pescatrice e cominciò a frequentare il villaggio.

Non appena la vide, il capo della banda si innamorò e le propose di sposarla, ma Guan Yin gli disse che, per averla in sposa, lui avrebbe dovuto memorizzare tutti i Sutra e avrebbe dovuto vivere rettamente mangiando cibo vegetariano e compiendo buone azioni.

Fu così che il capo e l’intera banda deposero le armi e diventarono brave persone. Da allora il villaggio divenne un bellissimo luogo dove vivere, dove regnarono per sempre pace e tranquillità e Guan yin divenne la Patrona di Marina e pescatori.

Guan Yin alle prese con Scimmiotto e Tripitaka alla ricerca delle scritture

Statua di Quan Am - Guan Yin alla Pagoda di Vinh Trang - Vietnam
Statua di Quan Am alla Pagoda di Vinh Trang – Vietnam

Guan Yin è una figura di spicco anche di uno dei quattro libri classici della letteratura cinese: Il Viaggio in Occidente, di Wu Cheng‘en. Il libro, magistralmente tradotto in italiano da Serafino Balduzzi e disponibile anche come audiolibro, narra l’epica storia di Scimmiotto Consapevole del Vuoto, che dopo aver creato scompiglio fra gli Dei del paradiso, viene convertito al buddismo da Guan yin e accompagna il pellegrinaggio di un monaco della dinastia Tang alla ricerca delle Sacre scritture nel Paradiso dell’Ovest.

Scimmiotto, accompagnato da Porcellino Otto Divieti e da Sabbioso, attraversa mille difficoltà ed affronta Draghi e Diavoli con coraggio ed eroismo, ma spesso si trova in difficoltà. Spesso in quei momenti Guan Yin compare con la sua saggezza e la sua compassione ed offre sempre una soluzione, proprio come fa con le persone in difficoltà, purché siano buone ed oneste.

La Cina antica era una terra dove dei e mortali, Buddismo e Taoismo ed altre culture filosofiche convivevano in un sincretismo indissolubile che ha creato una cultura d’ispirazione divina. Proprio per questo la storia e la mitologia cinesi sono così intrecciate.

Guan Yin ha undici teste e mille braccia

Una leggenda narra che Guan Yin volesse liberare tutti gli esseri umani dalle sofferenze e per questo fosse sempre impegnata a fare del bene. Le persone da ascoltare erano però troppe anche per una santa come lei, fu per questo che ad un certo punto la testa le si divise in undici pezzi. Il Buddha Amitabha, vedendola soffrire le fece dono di undici teste, con le quali avrebbe potuto ascoltare tutte le persone.

Ma per Guan Yin non era ancora abbastanza e dopo aver ascoltato tutta quella gente si prodigava per raggiungere tutti e non potendo reggere lo sforzo le braccia le si frantumarono in mille pezzi. Fu così che, ancora una volta, il Buddha, le venne in aiuto e trasformò quei pezzi in mille braccia in modo che la Santa potesse raggiungere tutti. 

Per questo non è raro incontrare raffigurazioni della Santa con un numero variabile di volti, di occhi e di braccia (come l’immagine in copertina). A volte in ciascuna mano è raffigurato un occhio a voler rappresentare l’attenzione e l’aiuto che vengono concessi a tutti color che ne hanno bisogno. Uno dei simboli usati per queste rappresentazioni è anche il pavone, sulla cui ruota sono presenti i mille occhi e che è il simbolo della mitologica fenice sulla terra.

Guan Yin la signora della Compassione (Quan Am, Kwan Yin) > https://www.massimobasso.com/guan-yin-bodhisattva-della-compassione/

Kuan Yin e la Vergine Maria

E’ evidente la somiglianza tra Kuan Yin e la Beata Vergine Maria del cristianesimo. 

Alcuni cinesi delle Filippine, la cui popolazione è a maggioranza cattolica, sincreticamente identificano Guan Yin con la Vergine Maria.

Durante il periodo dello shogunato Tokugawa in Giappone, quando il cristianesimo era bandito e punibile con la morte, alcuni gruppi cristiani clandestini chiamati Kakure kirishitan veneravano la Vergine Maria travestita da statua di Kannon (il bodhisattva della Compassione e Dea dei Mari giapponese) tali statue sono conosciute come Maria Kannon. Molte di queste statue avevano una croce nascosta in un luogo poco evidente

Nomi e rappresentazioni di Guan Yin

Nel tempo e a seconda dei luoghi Guan Yin è stata chiamata con diversi nomi e raffigurata simbolicamente in maniere differenti. 

Qui di seguito un semplice elenco dei nomi e delle raffigurazioni più comuni:

  • seduta a gambe incrociate su un fiore di loto, con un ramo di salice nella mano destra e nella mano sinistra all’altezza del torace;
  • seduta su un drago o una tartaruga marina, tiene in mano un fiore di loto
  • seduta in posizione di meditazione, con in mano il rotolo delle Sacre Scritture
  • seduta in meditazione, le mani giunte e circondate da raggi di luce (con la sfera di luce)
  • in piedi su un pesce o che tiene un cesto con un pesce rappresenta la Dea dei Mari del Sud
  • in piedi o seduta su un trono di loto, con in mano il vaso o un fiore di loto, con due o più braccia, con 11 teste che rappresentano le principali virtù
  • in piedi o seduta su un fiore di loto, di volta in volta raffigurata con un numero di teste variabile da undici a ventisette teste e molte paia di braccia che rappresentano colei che tutto vede e tutto può fare
  • seduta su un loto, con una testa con tre occhi, da tre a sei braccia rappresenta la monaca
  • donatrice di Bambini, probabilmente un sincretismo con una divinità Taoista, la figura più simile alla Vergine Maria cristiana.

Note linguistiche sull’origine del nome

Il nome deriva da Avalokita ovvero colui che guarda e iśvara ovvero signore che può essere tradotto come il Signore che guarda. Il termine fu inizialmente tradotto in Guan Zi Zai ovvero Colui che osserva con libertà dal famoso Monaco Xuanzang, esploratore e traduttore buddista vissuto nel VII secolo.

In seguito, fu poi trasformato in Guan Shi Yin utilizzando tre parole cinesi 

  • guān che ha il significato osservare, ascoltare, comprendere
  • shì ovvero Terra o Mondo, ma che poteva anche avere il significato più esteso di Samsara, il ciclo di nascite e rinascite infinite
  • yīn che ha il significato di suono, voce 

Questi termini combinati in Guān Shì Yīn acquistano il significato di Colei che ascolta i lamenti del mondo, la Pusa o il Bodhisattva della compassione e della misericordia.

 

Le date importanti nel culto di Guan Yin

Il percorso di Guan Yin verso l’illuminazione e alla sua consacrazione come Bodhisattva della Compassione, è definito da tre momenti fondamentali, conosciuti dalle comunità buddiste come i tre compleanni di Guan Yin:

  • Il 19 del secondo mese lunare, che segna la nascita di Guan Yin
  • Il 19 del sesto mese lunare, il giorno in cui la Santa raggiunge l’illuminazione e segna la sua rinascita come Bodhisattva
  • Il 19 del nono mese lunare, che segna la sua iniziazione al cammino dell’illuminazione e nascita come monaca

Il primo compleanno di Guan Yin cade il 19 del secondo mese lunare. In questa data Guan Yin nacque in una famiglia reale come Principessa Miao Shan. I suoi primi anni da principessa le fecero conoscere le ingiustizie sociali ed economiche e la convinsero fermamente che sarebbe stato suo compito aiutare l’umanità a realizzare un’esistenza di pace e serenità.

Il secondo compleanno di Guan Yin cade il Il 19 del sesto mese lunare, quando, grazie all’illuminazione, entra a far parte del pantheon buddista come la Dea della Misericordia. Grazie ai divini poteri conferitegli dal Buddha suo Signore, si prodiga verso i devoti portando loro protezione, abbondanza e prosperità.

Infine, il suo terzo compleanno cade il 19 del nono mese lunare. In questa data Guan Yin si spoglia degli abiti temporali, rinuncia al mondo e abbandona gli agi della vita per ritirarsi come monaca.

Cina

La Cina, a dispetto dell’immagine che ci siamo fatti nei tempi moderni, è un paese pieno di fascino e di storia. Un paese che è stato teatro di importanti scoperte che hanno cambiato il corso della storia, come la carta, la stampa, la bussola e, tristemente, la polvere da sparo.

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Ciao, a Presto!

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Appassionato di fotografie, di storia e di culture orientali, viaggia per soddisfare la sua innata curiosità.Ama il caldo e stare all'aria aperta, scoprire luoghi nuovi, conoscere persone ed abitudini, osservare la Natura. Ha una sfida con se' stesso: assaggiare i cibi più strani in circolazione.

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