Il Mala o Rosario Buddista
Mala è un termine sanscrito che significa corona o ghirlanda. Nel buddismo e nell’induismo, in genere identifica un rosario composto di grani, similmente al rosario cristiano ed ha lo scopo di tenere il conto dei mantra o dei suoni recitati.
Il nome deriva dalla semplificazione dei termini Japamala o Jaap Maala, e letteralmente può essere tradotto come ghirlanda (mala) dei mantra o dei suoni rituali (japa).
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Origine del Mala
La vera origine del mala o rosario buddista ed induista è sconosciuta e può essere fatta risalire ad antiche tradizioni dell’India bramanica o addirittura ad epoche precedenti.
Secondo varie fonti un testo del IV secolo a.C. noto come Mokugenji Sutra racconta dell’origine del Mala. Per onestà intellettuale non sono riuscito a reperire il testo originale, ma solo varie citazioni; pertanto riporto quanto sotto a titolo di citazione non verificata.
Il sutra narrerebbe che un giorno Re di Vahisali, Haruri, avesse mandato un messaggero al Buddha perché il suo regno era devastato dalle malattie, dalle bestie feroci e da altre calamità, per chiedergli come potesse fare per dare sollievo alla popolazione.
Il Buddha, pieno di compassione, rispose che una via di salvezza c’era e consisteva nel portare sempre con sé 108 grani dell’albero di saponaria, legati insieme e recitare con fervore i nomi di Buddha, del Dharma e del Sangha.
Re, se vuoi eliminare i desideri terreni e porre fine alla sofferenza, crea un filo circolare di 108 grani fatti con i semi dell’albero Mokugenji. Tienilo sempre con te. Recita Namu Buddha – Namu Dharma – Namu Sangha. Conta una perlina ad ogni ripetizione. (onore o lode al Buddha, onore o lode alla legge, onore o lode alla comunità monastica)
Buddha
Il mantra riportato nel Sutra aveva il triplice significato della devozione al risveglio (o illuminazione), al giusto modo di vivere e alla comunità

Testimonianze storiche sul Mala
Una delle prime immagini che raffigurano un mala utilizzato come strumento per la recitazione, piuttosto che come accessorio o monile, proviene da un’immagine di un bodhisattva della dinastia Wei settentrionale del IV-VI secolo in Cina, dove il mala è tenuto in mano, invece che indossato. Nelle bibliografie ufficiali, invece le prima citazioni fanno riferimento a testi tradotti in cinese nel IV – V secolo da opere in sanscrito di epoca precedente.

Come è fatto un mala: la struttura
Ogni Mala è composto da un numero variabile di grani, in genere 108, in alcuni casi 54 o 27, ma comunque un multiplo di 9, in base alla numerologia sacra. Per ogni grano si recita una frase (un mantra) o un suono.
Una pietra Meru o Pietra del Guru, più grande dei grani e che non è inclusa nel conteggio dei 108 e segna la fine del rosario, corredata da una nappa o frangia, fatta di uno o più fili che simboleggiano le connessioni spirituali.
A volte i 108 grani possono anche essere inframezzati da perline di dimensioni differenti che hanno la funzione di demarcatori.
Come è fatto un mala: i materiali
A seconda delle tradizioni, il Mala può essere realizzato con materiali di diversa provenienza.
Nell’induismo per i devoti di Shiva le perline sono ricavate dal frutto dell’albero rudraksha (Elaeocarpus ganitrus), che può essere tradotto come l’albero delle lacrime di Shiva, il cui altro nome è Rudra, mentre i devoti di Vishnu prediligono le perline ricavate dal legno della pianta del tulsi, il basilico sacro

Nel buddismo in genere, a seconda delle tradizioni e dei paesi vengono usati materiali differenti. Il legno di sandalo, di cocco o di altre essenze sono i più ricorrenti, così come il cristallo, perle o madreperla. Raramente vengono usati materiali più preziosi quali argento, rame e, a volte, oro. Sempre più spesso si trovano in commercio mala di materiale plastico, destinati in genere ai turisti.
Nel buddismo tibetano i mala sono in genere semi di rattan (una specie di palma) di color avorio, che sono chiamati luna e stelle dai tibetani per la presenza di scaglie sul guscio. Si possono trovare in commercio col nome di radice o seme di loto e noce di tiglio.
Pare che in passato fossero fatti anche con ossa di animali o reliquie sacre, ma anche per questo non ho trovato bibliografia, nonostante se ne parli in vari ritrovamenti archeologici.
Come si usa un Mala
Secondo la tradizione, il Mala si indossa al collo oppure al polso sinistro e durante la recitazione dei mantra si tiene nella mano destra, anche se nella pratica non è raro vedere il mala al polso destro.
I grani si fanno scorrere fra il pollice ed il dito medio, evitando di usare l’indice ed il mignolo che a seconda delle tradizioni hanno significati negativi, ma che differiscono da paese a paese e dalla pratica buddista a quella induista.
Per tenere il conto della recitazione si contano i grani in senso orario e, una volta raggiunto il Meru si torna indietro girando il mala per mantenere la direzione in senso orario.
Uso del mala nel buddismo
I mala sono stati usati nel tempo non solo per la recita dei mantra, ma nel buddismo tibetano ed occasionalmente in altre correnti, essi erano usati per alcune forme di divinazione (fonte), di queste pratiche si trova traccia nei testi tantra (III – VIII secolo), ma ancora oggi sono oggetto di studi da parte di appassionati (vedi articolo in inglese)
Numerologia del mala: il numero 108
Il numero delle perline o grani nel mala non è casuale. Il numero 108 infatti pare che inizialmente facesse riferimento alle 108 passioni umane, ma il 108 è un numero che ricorre speso nella numerologia buddista ed induista, così come in molte culture dell’Asia.
108 sono i nomi di Vishnu, 108 erano gli assistenti di Shiva, 108 le gopi di Krishna, 108 sono le Upanishad, testi sacri induisti.
Nell’alfabeto sanscrito ci sono 54 lettere, ognuna con un’energia maschile o femminile, 108 in totale.
Nel Buddismo, secondo Bhante G, un famoso monaco buddista cingalese, questo numero si raggiunge moltiplicando i sensi olfatto, tatto, gusto, udito, vista e coscienza a seconda che siano dolorosi, piacevoli o neutri, e poi ancora a seconda che questi siano generati internamente o esternamente, e ancora una volta attraverso passato, presente e futuro. 6 sensi × 3 sensazioni × 2 (interno esterno) × 3 tempi = 108 sentimenti.
Nell’astrologia cinese e vedica erano riconosciute 27 costellazioni moltiplicate per i 4 punti cardinali, mentre ad esempio il diametro del sole si riteneva fosse 108 volte (in realtà 109 circa) quello della terra.
Insomma le motivazioni per considerare 108 un numero sacro sono molteplici.
Le 108 passioni umane, le 108 tentazioni a cui si deve resistere per raggiungere iil Nirvana
Secondo i buddisti, ciascuna delle 108 perle rappresenta una passione umana che impedisce l’illuminazione: abuso – aggressività – ambizione – rabbia – arroganza – viltà – sentirsi culturalmente superiori – sminuire – blasfemia – essere calcolatori – insensibilità – essere capricciosi – censura – presunzione – disprezzo – crudeltà – imprecazione – falsità – inganno – delusione – derisione – desiderio di fama – astuzia – dipsomania – scontento – discordia – mancanza di rispetto – insoddisfazione – dogmatismo – sfrontatezza – egoismo – gelosia – invidia – eccesso – infedeltà – falsità – gioco d’azzardo – parlare troppo – golosità – avidità – bramosia di denaro – rancore – indurimento – odio – superbia – irruenza – prepotenza – ostilità – umiliazione – ipocrisia – ignoranza – impostura – imperiosità – impudenza – disattenzione – indifferenza – ingratitudine – insaziabilità – astuzia – intolleranza – intransigenza – irresponsabilità – gelosia – mancanza di comprensione – libidine – brama di dominio – sete di potere – malignità – manipolazione – masochismo – mentalità – spietatezza – negatività – ossessione – ostinazione – oppressione – ostentazione – pessimismo – pregiudizio – presunzione – finzione – orgoglio – prodigalità – litigiosità – rabbia – rapacità – derisione – sadismo – sarcasmo – seduzione – abnegazione – odio di sé – dipendenza sessuale – spudoratezza – avarizia – testardaggine – tormento – tirannia – scortesia – inflessibile – vanità – vendicatività – violenza – carattere violento – voluttà – ira
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Video: la benedizione dei Mala in Cambogia
Faq sul Mala il Rosario buddista
In genere i Mala sono composti da 108 grani, a volte da 54 o 27, ma sempre un multiplo di 9.
I grani o perline del mala vanno contati in senso orario.
In genere i grani del mala si contano fra il dito pollice ed il medio, evitando di usare indice e mignolo.
Per saperne di più sull’Indocina
Paesaggi, città, persone e spiritualità: l’Indocina, ovvero Vietnam, Cambogia e Laos sono tutto questo. Coadiuvati da una popolazione sorridente e cordiale. Non troverete solo fotografie, ma appunti di viaggio e qualche riflessione.
Prima di tutto il bagaglio: date un’occhiata a cosa mettere in valigia: la lista da stampare per il viaggio perfetto. Potete anche stamparla e compilarla offline! E non dimenticate un buon libro, scegliendo fra quelli consigliati nel mio articolo Otto libri per un viaggio in Vietnam, Laos e Cambogia.
Vietnam e Cambogia sono due paesi dell’Indocina che offrono un affascinante mix di cultura, storia e avventura. Dagli antichi templi di Angkor alle animate strade di Saigon (Ho Chi Minh City), Hanoi, alla Città Imperiale di Hue in Vietnam, al Delta del Mekong fino a Phnom Penh, questi due paesi offrono qualcosa per tutti.
Anche la Thailandia è una meta dalle mille sorprese: scoprite Bangkok con un itinerario di uno, due o più giorni.
Immergetevi nelle ricche culture di questi due incredibili paesi mentre scoprite le loro storie affascinanti, le città vibranti, i paesaggi mozzafiato e il cibo delizioso.
Scoprite la cultura tradizionale vietnamita esplorando antiche pagode o visitando vivaci mercati, senza dimenticare la guerra in Vietnam che potete conoscere meglio visitando il War Remnants Museum Ho Chi Minh City Saigon ed i Tunnel di Cu Chi. Esplorate poi la Cambogia! Dopo la capitale Phnom Penh dirigetevi verso Siem Reap e Angkor, uno dei siti archeologici più impressionanti del mondo, dove potrete ammirare la splendida Angkor Wat o il Tempio Bayon ad Angkor Thom. Qui potete esplorare antiche rovine risalenti a secoli fa e farvi rapire dalla Apsara, le mitiche danzatrici. Se invece preferite le spiagge cercate mille modi per rilassarvi sulle splendide spiagge di Sihanoukville.
Viaggiare qui è facile: tuktuk, motorini, voli convenienti e regolari servizi di autobus vi portano ovunque. Senza dimenticare l’originale viaggio in barca veloce per passare la frontiera sul Mekong
Ciao, ci vediamo in Indocina!
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