I funerali di Papa Francesco, così come li ho vissuti…
Sono le 8 del mattino di Pasquetta, è una bella giornata romana e sto andando alla Stazione di Roma S. Pietro a prendere il treno per una gita a Viterbo. Passo a piedi sotto le mura vaticane, a fianco della porta del Perugino, dove affaccia il retro di Casa Santa Marta, è tutto tranquillo. Chissà come sta oggi Papa Francesco, mi chiedo guardando le finestre della Sua abitazione, ignaro che appena mezz’ora prima era tornato alla Casa del Padre.


Un Collega di Torino mi informa di lì a poco, quando sono già in treno. Mai avremmo potuto immaginare, noi che appena il giorno prima lo avevamo visto in Piazza San Pietro al termine della Messa di Pasqua, che la sua parabola terrena si sarebbe conclusa di lì a poco. Era affaticato, molto provato, ma non sembrava in pericolo imminente di vita, era deciso a salutare il Suo popolo… ed era l’ultima volta.
La domenica Francesco era ancora la Guida applaudita di un miliardo e mezzo di cattolici, il giorno dopo lunedì non era più Papa Bergoglio ma semplicemente Jorge Mario… ed era già nelle mani di Dio. È stato Francesco fino all’ultimo, la Sua semplice bara posata per terra, le sue vecchie scarpe, nessun catafalco.

Il mattino di mercoledì 23 si è svolta la traslazione della salma del Pontefice da Santa Marta in Basilica: per le migliaia di fedeli presenti, come me, in piazza san Pietro è stato un momento di grande raccoglimento, non volava una mosca, il silenzio era rotto solo dai rintocchi del campanone della basilica e dal coro della Sistina che invocava tutti i Santi ad accompagnare il feretro del Papa. Nell’attesa, prima che il corteo si affacciasse sulla piazza dal varco delle Campane, una Signora inizia a recitare sommessamente il Rosario, la imitano le persone vicine finché a poco a poco centinaia di fedeli si uniscono spontaneamente alla preghiera che tante volte il Papa aveva invocato per sé.
Terminato il rito di traslazione, noi che eravamo in piazza possiamo “inaugurare” la lunga fila di persone che vogliono omaggiare il Papa. La fila è composta e silenziosa e l’atmosfera è rotta solo da chi pensa bene di farsi un selfie, incurante del servizio d’ordine che non permette soste dinanzi al feretro. Ora il Papa è lì, sereno nella Sua bara, molto meno gonfio di com’era negli ultimi suoi giorni. Pero’ io voglio conservare di lui un’altra immagine, risalente a quasi 4 anni fa, quando ebbi modo di scambiare con lui qualche frase ed era ancora brillante, allegro, in gamba, era il 24 novembre 2021.

Ovunque, intorno a San Pietro, fervono i preparativi per il funerale, le troupe televisive di tutto il mondo (a cominciare da CBS, NBC, CNN ecc..) cercano di procurarsi i posti migliori da dove trasmettere, ogni terrazza diventa un set televisivo. Nelle vicinanze della piazza, in previsione dell’immenso flusso di pellegrini, vengono alzate delle enormi antenne per potenziare il segnale per i telefonini .


La notte prima del funerale, molte persone, specie giovani accompagnati dai loro sacerdoti in pellegrinaggio per il giubileo, trascorrono nei dintorni di San Pietro la notte “bivaccando” nei pressi dei varchi di accesso , pronti ad entrare quando, al mattino verso le 7, si potrà raggiungere la piazza. Il sottoscritto è lì alle 5, nei pressi di Piazza Pia e già a quell’ora una moltitudine preme ai varchi dei controlli, si crea un imbuto, una situazione pericolosa perché non uno spazio viene lasciato libero. Occorre un bel po’ prima che una ragazza vicina a me, che si è sentita male nella calca, venga raggiunta dalla barella dei soccorritori.

Finalmente alle 8 , superati due rigorosi controlli, riesco ad arrivare in piazza. I posti a sedere sono già tutti occupati, nelle prime file i Sacerdoti, migliaia, e, a fianco, le Persone consacrate, suore ecc.. come avrebbe voluto Papa Francesco per il suo ultimo viaggio.

Sul sagrato le delegazioni politiche presenti ai funerali di Papa Francesco

Comincia a fare caldo in piazza, si aprono ombrellini, si indossano berretti finché si arriva al momento delle esequie. Dall’alto dei suoi 91 anni il decano del Sacro Collegio, Cardinale Giovan Battista Re, guida senza sbavature il rito in modo energico. Sua Eminenza è ancora lucidissimo e mantiene una voce importante.

Tutto finisce sobriamente, il corteo funebre attraversa per l’ultima volta la Porta del Perugino e percorre, tra ali di folla, quelle stesse strade dove centinaia di volte Papa Francesco era passato nella sua 500 per andare a rendere omaggio all’icona della Salus Populi Romani in Santa Maria Maggiore .

Una nuova pagina si apre, con il fermento del Conclave e, velocemente… l’habemus Papam…

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