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Ganesha il Dio dalla Testa di Elefante

Ganesha il Dio dalla Testa di Elefante, Signore del buon auspicio

Ganesha (o Ganesh) con la sua testa di elefante è una delle divinità più popolari in India e, se posso esprimere un parere da profano, è quella che si presenta in maniera più simpatica.

Ganesha è il figlio di Shiva e Parvati e viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o si accompagna ad un topo.

Sinteticamente si può dire che la gente gli si rivolge chiedendo successo e intelligenza, per questo il suo appellativo è anche Vighneshvara o Vighnahartaa, il Signore e distruttore degli ostacoli.

Ci si rivolge a Lui prima di incominciare un’impresa, ma è anche il protettore dell’istruzione, della conoscenza e della saggezza, divinità della letteratura e delle arti figurative.

Il culto di Ganesha è molto diffuso, anche al di fuori dell’India; i devoti di Ganesha si chiamano ganapatya.

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I molti nomi di Ganesha

Anche per Ganesha, come per altre divinità Induiste, è utile conoscere i nomi con i quali i fedeli gli si rivolgono, perché questi possono dare un’idea delle molte sfaccettature della personalità e delle qualità che gli sono attribuite. Il Ganesha Sahasranama ne riporta 108.

Fra questi appunto Ganesha che significa letteralmente Signore (Isha) dei Gana (che significa moltitudine), in pratica Signore di tutti gli esseri. Il primo compito di Ganesha è sicuramente quello attribuitogli dal padre ovvero Ganapathi, Conduttore delle schiere celesti, ma ci sono altri nomi riflettono le sue attribuzioni. Omkaresha/Omkareshvara o Signore la cui forma è Oṃ, Vighneshvara o Signore degli ostacoli e ancora Vinashaka, o Colui che rimuove/Distruttore degli ostacoli, Ekadanta dall’unica zanna, Vishvanatha o Jagannatha Signore dell’Universo, oltre ovviamente a molti altri.

Il Signore del Buon Auspicio

Ganesha è molto amato ed invocato, Signore del buon auspicio egli reca fortuna, prosperità e la capacità di superar gli ostacoli materiali o spirituali.

Per questa ragione se ne invoca la grazia prima di iniziare qualsiasi attività, sia esso un esame, un nuovo commercio, un viaggio, o qualsiasi evento. E anche tradizione che tutti i canti religiosi comincino con un’invocazione a Ganesha, Signore del buon inizio.

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Ganesh Pol, nell’Amer Fort vicino a Jaipur, ingresso allo Sheesh Mahal. Qui Ganesh signore del buon auspicio troneggia sulla porta d’ingresso.

Origini mitologiche della figura di Ganesha

Esistono diverse versioni sulle origini della figura di Ganesha, soprattutto sulla motivazione del suo aspetto, caratterizzato dalla testa di elefante. La più accreditata è quella che propongo per prima, ma le altre sono altrettanto seguite e spiegano in parte anche i motivi per i quali il culto di Ganesha sia divenuto così popolare nel tempo.

Un aneddoto sull’origine della figura di Ganesha

Si narra che Parvati, madre di Ganesha e moglie di Shiva stesse facendo un bagno nella sua casa in Himalaya e che volesse evitare che suo marito le facesse visita mentre si stava lavando. Per questo chiese al toro Nandi di mettersi di guardia alla porta. Il toro però, quando apparve Shiva, non lo ostacolò e si fece da parte per farlo passare. Parvati fu delusa dal comportamento di Nandi, così che prese della pasta di curcuma della quale si era cosparsa per fare il bagno e con questa creò un ragazzo, per farne suo figlio e decretò che da allora fosse sempre di guardia alla porta, col compito di non far entrare nessuno.

Shiva tornò a casa e, trovando sulla porta il ragazzo che non aveva ancora avuto modo di conoscere e che gli impediva di entrare, si arrabbiò e lo decapitò con il suo tridente.

Parvati inconsolabile si infuriò e minacciò di distruggere l’intero universo. Shiva allora per placarla accettò le condizioni che la sua sposa le pose:  la prima, che Ganesha fosse riportato in vita, la seconda che fosse per sempre invocato prima di tutte le altre divinità.

Shiva allora inviò i suoi emissari, chiamati Gana a cercare la testa di una creatura che fosse addormentata con il capo rivolto a nord. Questi trovarono sulla loro strada un elefante e gli presero la testa.

Fu così che Shiva  la attaccò al corpo del ragazzo, lo riportò in vita e lo chiamò Ganapathi, capo delle schiere celesti, designando che egli fosse adorato da coloro che stessero per iniziare una qualsiasi attività importante.

Il rapporto con le figure femminili

Il fatto che Ganesha sia stato generato da Parvati senza l’intervento di Shiva lascia intendere che Shiva non fosse intenzionato ad avere figli. Pertanto il rapporto di Ganesha con la madre è un rapporto speciale.

Nella tradizione dell’India Meridionale

Ganesha in genere viene raffigurato senza donne al suo fianco.

Un aneddoto narra che mentre era ancora bambino, Ganesha stesse giocando con un gatto a tirargli la coda. Dopo un po' di tempo, annoiandosi, chiese a sua madre Parvati di passare del tempo con lei. Fu allora che la madre gli disse che il gatto con cui stava giocando altri non era che lei stessa, perché il divino esiste in tutti gli esseri. Fu così che Ganesha realizzò che tutte le donne erano estensioni di sua madre e decise di non sposarsi mai.

Nella tradizione dell’India Settentrionale

Al nord la tradizione è un po’ differente. Lord Ganesha è l’incarnazione delle tre virtù Buddhi, Siddhi e Riddhi che significano rispettivamente saggezza, spiritualità e prosperità. Ganesh è la personificazione di Buddhi stesso. Le altre due virtù sono rappresentate come Dee e come tali consorti del Signore Ganesha. Molte rappresentazioni presentano Ganesha con le due consorti Riddhi e Siddhi. Si ritiene che Riddhi e Siddhi fossero figlie di Brahma che egli stesso condusse la cerimonia nuziale di Ganesha.

Un altro aneddoto sulla vita di Ganesha

Ganesha riteneva sua madre una donna bellissima e perfetta. Decise perciò di sposare una ragazza che potesse regggere il confronto con le qualità divine di sua madre. A causa del suo aspetto singolare però era in difficoltà a trovare una consorte adatta. Infastidito dal fatto che le sue ricerche fossero infruttuose e preoccupato della concorrenza di altre divinità Ganesha chiamò un esercito di topi perchè scavassero profonde buche lungo i percorsi di coloro che fossero sulla buona strada per sposarsi, nell’intento di rendere loro la vita difficile. Questo comportamento infastidì molto gli altri dei ed il disappunto giunse alle orecchie di Brahma. A quel punto per porre fine alle dispute e per accontentarlo Brahma creò due bellissime ragazze Riddhi e Siddhi e gliele diede in mogli. Anche lo Shiva Purana riporta che Prajapati (uno dei nomi di Brahma) ebbe due figlie, cioè Riddhi e Siddhi.

Ganesha il dio dalla testa di elefante signore del buon auspicio

Ganesha e Gajasura

Un’altra storia mitologica sulle origini di Ganesha narra che esistesse un demone o asura con le sembianze di elefante, chiamato Gajasura che si era ritirato in austerità per fare penitenza. Shiva, contento del suo comportamento decise di premiarlo e gli concesse di esprimere un desiderio. Il demone espresse il suo desiderio: voleva che suo corpo generasse per sempre lingue di fuoco, in modo che nessuno gli si avvicinasse.

Shiva il benevolo ovviamente glielo concesse, non solo, ma acconsenti anche a realizzare un altro suo desiderio, visto il comportamento così corretto.  Gajasura questa volta domandò che Shiva andasse a risiedere nel suo stomaco ed ovviamente il Dio, noto per la sua benevolenza lo accontentò e prese posto nel suo stomaco, senza pensare alle conseguenze.

Vishnu va in aiuto a Shiva

Fu così che Parvati, non riuscendo a rintracciarlo e dopo averlo cercato ovunque si rivolse a VishnuVishnu che conosceva tutto le disse: tuo marito è Bhola Shankara e rilascia grazie senza prendere in considerazione le conseguenze, quindi sarà in qualche guaio.

Per cercare Shiva e liberarlo Vishnu assunse allora le sembianze di un suonatore di flauto e si recò al cospetto di Gajasura accompagnato dal toro Nandi, trasformato per l’occasione in un toro danzante.

Incantato dalla danza del Toro, Gajasura promise al suonatore di flauto di esaudire un su desiderio. Facendo leva sul suo orgoglio Vishnu lo indusse a promettere che avrebbe esaudito qualsiasi richiesta, che ovviamente fu quella di liberare Shiva.

Gajasura capì l’inganno e, liberato Shiva, gli chiese un ultimo dono: che la sua testa, una volta morto, fosse adorata per sempre. Shiva allora si recò dal demone col proprio figlio al quale sostituì la testa con quella di Gajasura. Per questo è tradizione che qualunque iniziativa, per essere prospera, deve cominciare con l’adorazione di Ganesha.

Rappresentazione di Ganesha con la testa di elefante e allegoria

Ogni elemento del corpo di Ganesha ha un proprio significato allegorico.

La testa di elefante simboleggia la fedeltà, l’intelligenza e capacità di scelta, mentre la presenza di una sola zanna simboleggia la capacità di superare ogni dualismo. Le larghe orecchie indicano la saggezza che si manifesta con la capacità di ascolto. Sulla fronte ha raffigurato il tridente che simboleggia la capacità di dominare passato, presente e futuro.

Importante simbolismo è quello delle gambe, delle quali una sollevata ed una a terra, che vogliono porre l’accento sulla necessità di vivere nel mondo senza essere del mondo, la complementarietà della dimensione materiale o terrena e di quella spirituale. Le quattro braccia di Ganesha rappresentano mente, intelletto, ego, coscienza. Con una mano impugna un’ascia, con la quale recide i desideri terreni, nella seconda mano stringe una corda e un loto, la terza mano, rivolta a chi guarda, è in posizione di benedizione ed infine la quarta mano porta dei dolci, simbolo di abbondanza.

Ganesha e Akhu

La cavalcatura di Ganesha è il piccolo topo Akhu, che rappresenta la mente con tutti i suoi desideri, il topo, per sua natura vorace, viene spesso raffigurato con un piatto di dolci e lo sguardo rivolto a Ganesha mentre tiene un boccone stretto tra le zampe. La figura simboleggia la mente dominata dall’intelletto. Un secondo significato è che l’astuzia del topo, con la saggezza dell’elefante fanno compiere grandi imprese, anche perché il topo e l’elefante insieme riescono a passare ovunque: dove non riesce l’elefante con sua potenza riesce il topo proprio perché minuscolo.

Ganesha è colui che aiuta a superare gli ostacoli.

 Un aneddoto sulla zanna spezzata di Ganesha

Un giorno Parashurama, un avatar di Vishnu, si recò a fare visita a Shiva, ma lungo la strada fu bloccato da Ganesha. Parashurama si scagliò contro di lui con la sua ascia, e Ganesha (sapendo che quell’ascia gli era stata donata da Shiva acconsentì a farsi colpire, perdendo così una zanna che fu tagliata. Esistono anche altre storie sulla perdita della zanna, ma non vorrei dilungarmi troppo su questo aspetto, potete facilmente reperirle in rete

L’appetito di Ganesha

Ganesha è anche il distruttore della vanità, dell’egoismo e dell’orgoglio.

Un aneddoto narra che Kubera, tesoriere del paradiso Svarga e Dio della ricchezza, andò sul monte Kailasa per ricevere la visione di Shiva. Per soddisfare la sua vanità volle invitare Shiva a cena , per potergli mostrare quanto era ricco. Gentilmente Shiva per non cadere nel tranello declinò, proponendo invece che a cena andasse suo figlio Ganesha, facendo presente che sarebbe stato molto vorace. Kubera, da buon vanitoso, si sentiva pronto a tutto, anche a soddisfare un appetito come quello di Ganesha e partì quindi con il il piccolo figlio di Shiva. Dopo alcuni riti come il bagno e dopo aver offerto a Ganesha dei nuovi vestiti, il grande banchetto ebbe inizio.

Ganesha senza fondo

E Ganesha mangiava, mangiava, il suo piatto, un altro, un altro ancora e quello che avanzavano gli altri ospiti. I piatti non facevano in tempo ad essere messi intavola che sparivano divorati, senza che l’invitato fosse mai sazio. Finite le portate Ganesha cominciò a divorare mobili, arredamento, lampadari e tutto ciò che gli capitava a tiro. Kubera ebbe paura e lo implorò di smettere, ma l’insaziabile ospite rispose che quando fosse finito tutto avrebbe divorato anche lui.

Kubera allora corse da Shiva a mendicare una soluzione. Il Dio allora gli diede una manciata di riso arrostito e quando Kubera lo porse con umiltà a Ganesha, che nel frattempo aveva divorato metà del suo regno, il figlio di Shiva si sentì sazio e si placò, perché il re aveva messo da parte la sua vanità e il suo orgoglio.

Ganesha il dio dalla testa di elefante, signore del buon auspicio
Immagine di Ganesha

Il Signore la cui forma è OM

Ganesha è anche definito Omkara, ovvero avente la forma della Om. Questo deriva dal fatto che la forma del suo corpo ricalca i contorni della lettera sanscrita. Anche per questo Ganesha è considerato l’incarnazione del Cosmo intero. Tanto per trovare un’altra similitudine con la religione cristiana, anche Dio viene indicato come il “Verbo”.

Origine:

Alla fine dell’ultimo tempo ci fu il pralaya, un grande concentrazione di forze che sia riassorbirono e che distrussero l’universo e le sue creature. Dopodiché ci fu una lunghissima notte, la notte di Brahma. Una notte scura, immobile e silenziosa, una notte di pura pace. Dopo quattromilatrecentoventimilioni di anni qualcosa si mosse, era il preludio di un avvenimento più grande. Un tremito, un alito, un suono che divenne potente. Era il suono dell’OM nella nuova era chiamata Shvetaravaha Kalpa ed un grande essere divino apparve a creare un nuovo universo, un dio nella forma di OM. Dalle vibrazioni del suono nacquero le luci, prima soffuse e poi potenti e poi il sole. La Trinità di Brahma, Visnu e Shiva fu chiamata al cospetto del Grande che concesse a Brahma la possibilità di creare, a Visnu quella di conservare e a Shiva quella di distruggere e trasformare.

Dal Pranava emersero i quattro Veda: Rg, Yajur, Sama, Atharva e in loro fu racchiusa tutta la conoscenza dell’Universo. E fu così che dal suono nacque Ganesha e la sua nascita si festeggia nel quarto giorno della luna di bhadrapada, settembre-ottobre.

I Festival ed il culto di Ganesha

Proprio nel giorno della luna di Bhadapada nell’India del sud, si festeggia l’importante festività della sua nascita.  Il Festival non ha una data fissa, ma cade ogni anno tra la fine di agosto e l’inizio di settembre in base al calendario lunare, proprio come descritto nel culto della sua origine.

Tutte le famiglie indù, preparano dei dolci in suo onore e li offrono durante la puja per ingraziarsi la divinità. Ogni immagine di Ganesha viene e ornata con stoffe colorate e fiori e la gente si ritrova nei tempietti a lui dedicati, alcuni eretti per l’occasione. Il tutto di solito termina con una grande processione che porta in giro le statue del Dio in un’aria di festa

Nel 2020, il compleanno di Ganesha verrà celebrato dal 22 agosto e durerà 11 giorni.

Le murti e la funzione simbolica

Le rappresentazioni antropomorfe degli dei Hindu si basano su simbolismi religiosi antichi dove la rappresentazione o Murti non è vista come una vera entità concreta, ma come una espressione di una sorta di spirito. Le rappresentazioni del Dio (pitture, sculture, fotografie) hanno una funzione simbolica per meglio far comprendere a tutti le qualità. Per gli occidentali  è normale scambiare il concetto di Murti con quello di idolo o di vero e proprio Dio. In realtà c’è una profonda differenza: le Murti sono un’allegoria simbolica attraverso la quali è possibile avvicinarsi alla Divinità.

Le rappresentazioni di Ganesha hanno quindi una valenza simbolica e non intendono mai essere la rappresentazione di una figura vivente.

Ganesha il dio dalla testa di elefante, signore del buon auspicio
Scultore nella sua casa semplice in Orissa, alle spalle molte statue di Ganesha e di altre divinità (non sono in vendita)

Ovviamente a casa mia non poteva mancare una rappresentazione di Ganesha. Questo è l’artista che l’ha prodotta, per passione e non per ricavarci dei soldi, infatti per averla ha dovuto intercedere il mio amico Jayasen.

Conclusione

Viaggiare è conoscere e comprendere. Non sempre si capisce tutto alla prima occasione, ma a volte occorre approfondire. Per questo, a volte prima, a volte dopo il viaggio mi capita di studiare gli aspetti che più mi hanno interessato. E’ il caso di questo articolo e di altri sull’induismo che sto cercando di comprendere perché è una religione che mi attira e mi affascina.

Come già detto in altre occasioni l’intenzione non è quella di un articolo enciclopedico, ma di approfondimento di alcuni aspetti, per come avrei voluto trovarli io quando li ho cercati.

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Se, come me amate le tradizioni fate un salto nel passato dell’India Tribale, e scoprite le tribù dell’Orissa, i Kutia Kondh, i Dongria Kondh ed i Bonda, li ho incontrati nei mercati tradizionali e mi hanno affascinato.

Arrivederci presto!

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Appassionato di fotografie, di storia e di culture orientali, viaggia per soddisfare la sua innata curiosità.Ama il caldo e stare all'aria aperta, scoprire luoghi nuovi, conoscere persone ed abitudini, osservare la Natura. Ha una sfida con se' stesso: assaggiare i cibi più strani in circolazione.

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