A Sarnath sulle orme di Siddharta Gautama, il Buddha
Siddharta Gautama, quello che sarebbe poi diventato il Buddha, l’illuminato, era il figlio di Suddhodana della dinastia Sakya, signore di un piccolo regno dell’India del Nord e di Maya, la sua bellissima moglie. La sua famiglia era ricca, con una grande tradizione e un grande passato, che si perdeva negli albori delle dinastie indù.
Per i più curiosi il posto si chiamava allora Kapilavastu, che dovrebbe corrispondere all’odierna Tilaurakot, in Nepal
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L’immagine ritrae l’interno del Mulaghandakuti Vihara a Sarnath, un tempio costruito negli anni 30 dello scorso secolo in onore a Buddha. Il tempio contiene una serie di affreschi sulla vita del Buddha
Le origini di Siddharta Gautama
Comincio questo articolo con una storia, quella che avrei voluto sapere quando ho visitato i luoghi sacri del Buddha a Sarnath, ma sulla quale mi sono documentato in maniera approfondita solo in un momento successivo.
Si racconta che i Signori di Sakya fossero sposati da molto tempo e che non avessero mai potuto avere figli. Una mattina la regina fu avvolta da una strana sensazione e cadde addormentata. Durante il sonno le apparvero in sogno i quattro re dei punti cardinali che la sollevarono e la trasportarono oltre la catena dell’Himalaya, dove Maya fu depositata ai piedi di un albero. In quel luogo la accolsero quattro donne, le mogli dei quattro re, che la lavarono e la fecero adagiare su un fianco su di un letto rivolto verso oriente.
Appare una stella!
All’improvviso apparve in cielo una stella luminosissima che cominciò ad avvicinarsi e quando toccò terra si trasformò in un elefante bianco. L’elefante bianco colse un fiore di loto, lo depositò a terra ed il fiore penetrò nel suo utero, scomparendo senza causarle alcun dolore. Altre versioni della stessa storia raccontano che l’elefante avesse sei zanne e che con una di esse avesse trafitto la regina, anche in questo caso senza causare dolore.
In questo modo venne concepito quello che era poi destinato ad essere il Buddha: Siddharta Gautama.
La profezia dei bramini
Quando Maya si svegliò e raccontò ciò che aveva sognato, i bramini di corte cominciarono a consultarsi concitatamente.Tutti erano d’accordo nell’interpretare l’accaduto come il presagio della nascita di un grande Illuminato, con disappunto del padre che aveva sempre desiderato un figlio che diventasse un grande guerriero.
Secondo la tradizione Siddharta Gautama nacque nel 566 a.C., estratto dal fianco della madre, la quale, nonostante la nascita miracolosa, dopo una settimana morì.
Siddharta crenne col padre in una sorta di piccolo paradiso, negli agi e lontano dalle preoccupazioni, istruito ed educato come un re. Si sposò con Yosodhara ed ebbe un figlio, Rahula (un nome simbolico che significa impedimento).
Il giovane Siddharta esce da palazzo
Siddharta Gautama si godeva così la gioventù all’interno del palazzo, dove il padre gli mostrava il mondo nella sua bellezza, isolandolo per evitare che si avverassero le profezie sul suo conto. Siddharta però desiderava uscire a vedere il mondo vero e appena gli si presentò l’occasione fuggì. Varcò così per quattro volte le mura del palazzo – quattro volte quante sono le verità.
La prima volta incontrò un anziano, la seconda un malato, la terza un morto e la quarta un asceta. Questi incontri furono anche il suo primo approccio con i dolori del mondo. In questo modo il giovane Siddharta si rese conto che la sua esistenza, il suo benessere e la sua felicità erano una situazione artificiosa e passeggera e che il suo corpo era destinato al decadimento.
Il cambiamento di Siddharta Gautama
Fu così che Siddharta decise di cambiare. Abbandonò la moglie e gli agi, si tagliò i capelli e e cambiò i suoi vestiti lussuosi con altri più semplici. Cominciò a praticare lo yoga e questa disciplina ben presto lo portò all’ascetismo. Pensava che se il corpo era destinato a deperire tanto valeva non curarsene. Per sei anni visse di quanto gli veniva offerto, si ritirò in un bosco e si sottopose a varie mortificazioni.
Ben presto si accorse però che i malesseri causati dall’incuria e dalla mancanza di cibo gli impedivano di meditare proprio come i troppi agi e lo sfarzo di corte. Arrivò così alla conclusione che gli estremi del benessere e del malessere appartengono ad una logica di dualismo e di contrapposizioni. Questa logica è alla base dei mali del mondo e perciò l’armonia va cercata nell’equilibrio e nell’armonia degli opposti – un po’ quello che nella nostra cultura viene definito con il detto: “la virtù sta nel mezzo”.
Siddharta Sakyamuni – il saggio della famiglia Sakya
Siddharta Sakyamuni si ritirò così in meditazione sotto un fico, quello che divenne poi l’albero dell’illuminazione – la Bodhi. Più volte ed in vari modi durante la notte egli fu tentato da Mara, un demone mitologico che impersona tra l’altro anche il proprio l’ego. Vedendo che le tentazioni erano vane, con un tentativo disperato Mara gli inviò un messaggero con la notizia falsa che il regno di suo padre stava per essere distrutto da un invasore e con esso sua moglie e suo figlio, ma Egli resistette e giunse infine all’illuminazione, conscio di non avere bisogno di null’altro che di sapere.
La Bodhi o l’Illuminazione di Siddharta
Fra il morboso inseguimento dei piaceri del corpo ed il suo contrario, ovvero l’ascetismo e la mortificazione, corre una via illuminata tracciata giusto nel mezzo e che porta al distacco dalle passioni, all’elevazione della mente, alla pace interiore e, mi permetto di dire alla felicità, anche se questa parola non è direttamente nominata dal Buddha.
Questa è il Dharma, la giusta via, il giusto modo di pensare, di vedere, di parlare, di comportarsi, di meditare e di avere aspirazioni, il giusto distacco dalle cose terrene.
Per sette giorni Siddharta Gautama, divenuto il Buddha si trattenne sotto l’albero della Bodhi, poi si spostò a Sarnath, vicino a Benares o Varanasi, dove io l’ho incontrato.
Non che abbia sposato la fede buddista, e anche se fosse non sarebbe questo il posto per discuterne.. sono andato a visitare i luoghi del Buddha.
La visita a Sarnath, sui luoghi del Buddha
A Sarnath per la prima volta Il Buddha parlò ai suoi cinque discepoli e mise in moto la Ruota della Legge.
Quale e come fu l’illuminazione, il Buddha non lo svelò mai. Egli non voleva fare del suo insegnamento un dogma, ma come disse lui – io vi mostro la strada, sta ad ognuno percorrerla. Sfuggiva le definizioni perché riteneva che si potesse rimanere intrappolati nel significato delle parole. L’importante è comprendere il concetto, le parole non contano.
Il Buddha morì all’età di 80 anni, avvelenato dal cibo che gli offrì inconsapevolmente un devoto e le ultime sue parole furono “tutto ciò che esiste decade e marcisce, lavorate alacremente alla vostra salvezza”, o qualcosa del genere. Durante il corso della sua vita egli fu una persona semplice, che parlava di se’ come di Tathagata, colui che è passato da questo luogo, un illuminato come tanti. In realtà un illuminato che ha segnato la storia di una parte di mondo.
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Il primo sermone del Buddha
Durante il suo primo sermone a Sarnath Siddharta Gautama spiegò le quattro verità e gli otto comportamenti da tenere per percorrere la giusta via, quella del Dharma.
Le quattro verità:
Le quattro verità sono: c’è sofferenza, la sofferenza ha una causa, la causa della sofferenza può essere rimossa, esistono alcuni modi per rimuovere la causa.
Il Sermone
Due sono le strade da non seguire: la prima è la ricerca del piacere terreno, la seconda è la mortificazione e la negazione delle necessità del corpo. La prima, nella sua volgarità, non ha alcuna nobiltà e non porta alcun giovamento, la seconda con le sue sofferenze e privazioni porta solo dolore.
L’illuminato non segue ne’ l’una ne’ l’altra strada, ma percorre consapevolmente la via di mezzo, che porta alla visione, che infonde saggezza, calma e sapienza. E’ la via che conduce all’illuminazione ed al Nirvana (questo più o meno il primo discorso del Buddha a Sarnath).
Gli otto comportamenti
Gli otto comportamenti da mettere in atto per percorrere la via illuminata del Dharma sono: giusta comprensione, giusto pensiero, giusta parola, giusta azione, giusta condotta di vita, giusto sforzo, giusta consapevolezza, giusta concentrazione. Questi sono gli insegnamenti che l’illuminato ha lasciato.
La diffusione del buddismo in india
Il buddismo si diffuse in India soprattutto nelle classi povere, perché predicava la negazione delle caste ed il distacco dalle cose terrene e per questi fu una vera rivoluzione. Numerosi regnanti si convertirono, fra i quali il più importante fu Ashoka, sovrano della dinastia dei Maurya che regnò tra il 268 ed il 232 a.C. Ashoka contribuì in maniera determinante all’espansione del buddismo fino ai confini dell’attuale Europa. Fu lui a portare questa religione fino a Ceylon, facendo sì che da lì si diffondesse in tutto il sudest asiatico.
Col tempo, ma solo secoli più tardi, intorno all’ottavo secolo, i bramini cominciarono una guerra ideologica al buddismo sotto la guida spirituale di Shankaracharia, uno studioso dei veda di Benares vissuto in quell’epoca. Di fatto furono i musulmani che vinsero la guerra al buddismo, sostituendolo con l’Islam e confinandolo definitivamente al di fuori dell’India.
Il buddismo oggi in India oggi: Anagarika Darmapala
Il recupero dei luoghi di Siddharta Gautama
Oggi la maggior parte delle statuette di Budda in circolazione ha gli occhi a mandorla, proprio a causa della perdita delle originali tradizioni buddiste indiane, ma lì ebbe inizio questa storia.
A parziale dimostrazione che in India la tradizione non è molto sentita, nella mia piccola esperienza, i soli visitatori incontrati nella visita al tempio ed al parco circostante erano indubbiamente orientali.
Anagarika Dharmapala e la Maha Bodhi Society
La parziale rinascita del Buddismo moderno in India la si deve ad Anagarika Dharmapala, il cui nome alla nascita era Don David Hewavitharane (vedere foto), figlio di una ricca famiglia di mercanti di Ceylon.
Anagarika Dharmapala nel 1891, durante un pellegrinaggio ai luoghi del Buddha, scoprì che questi erano in abbandono e che nel migliore dei casi erano strati convertiti a templi induisti. Come reazione, Dharmapala (che siginifca custode del Dharma) il 31 maggio dello stesso anno fondò la Maha Bodhi Society, con l’obiettivo di riprendere possesso dei luoghi del Buddha e di curarne la gestione. Nel 1892 aprì i battenti la sede di Calcutta.
Obiettivi raggiunti dopo la morte
Nel 1923 Dharmapala fece costruire il Sri Dharmarajika Chetiya Vihara a Calcutta e nel 1931 il Mulagandha Kuty Vihara a Sarnath per custodire le reliquie di Buddha che aveva recuperato in giro per l’India, grazie a scavi eseguiti dagli inglesi.
Fu solo anni dopo la sua morte che l’obiettivo della gestione dei luoghi del Buddha si realizzò in parte, ma questa iniziativa lanciò il seme della rinascita del Buddismo in India, soprattutto fra le caste basse del sud.
Oggi la gestione del tempio di Bodhgaya ed anche degli altri luoghi è affidata o almeno condivisa con persone di fede buddista.
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Nella prima foto: Visitatori ai luoghi del Buddha Siddharta Gautama, nella seconda e terza foto statua ed iscrizione di Anagarika Darmapala.
I luoghi di Siddharta Gautama, il Buddha
- Lumbini che fu il luogo della sua nascita
- Bodhgaya dove ebbe l’illuminazione
- Sarnath dove tenne il suo primo discorso ai cinque discepoli
- Kushinagar dove morì
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La mia visita a Sarnath, sui luoghi del Buddha
La leggenda narra che in una vita precedente l’Illuminato fosse stato un cervo e che si fosse offerto in sacrificio al re di Kashi al posto di una cerva incinta che era stata catturata durante una battuta di caccia, salvandola da morte sicura. Il re in ricordo di tale evento chiamò il luogo il Parco dei Cervi.
Il luogo si trova vicino al tempio che custodisce le reliquie del Buddha ed è qui che egli tenne il suo primo sermone ai cinque discepoli (quello che ho riportato). Il nome Sarnath deriva appunto dalla contrazione della parola Saranganatha, che significa il Signore dei Cervi.
In questo parco ho letto che esiste ancora un branco di cervi, ma io, durante la mia visita, non ne ho trovato traccia (il che non vuol dire che non ci siano :-) )
Lo Stupa di Dhamek e la colonna di Ashoka
All’interno del parco si erge il grandioso Stupa di Dhamek, circondato da resti di altre costruzioni in mattoni che all’epoca erano monasteri o templi. Qui si possono anche vedere i resti di una delle venti colonne di Ashoka sparse sul territorio indiano. Il reperto, come le altre colonne che Ashoka Maurya eresse dal 268 al 232 a.C, riporta l’iscrizione di un editto e fu rinvenuta agli inizi del novecento. La colonna era ridotta in pezzi, ma il capitello era quasi intatto. Finemente scolpito rappresenta quattro leoni rivolti ai quattro punti cardinali ed è divenuto il simbolo ufficiale dell’India, riportato anche sulla bandiera nazionale.
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Nella prima foto: rovine nel Parco dei Cervi, nella seconda lo Stupa di Dhamek a Sarnath, la terza – quarta un particolare della colonna di Ashoka e la spiegazione.
Incontri particolari nei luoghi di Siddharta Gautama
All’interno del parco si incontrano molti fedeli o semplicemente persone curiose di ripercorrere i luoghi dove visse Siddharta Gautama nella sua via per l’Illuminazione.
Riporto alcune foto che non vorrei che fossero viste con ilarità, ma solamente come la semplice esposizione di un diverso punto di vista e di una diversa cultura, nei cui valori, devo francamente dire, mi riconosco.
Vi lascio con una delle frasi attribuite all’Illuminato
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Il Buddha nell’Induismo
Per l’induismo il Buddha, pur rappresentando una figura di primo piano, viene visto in modo diverso. Nella corrente vaisnavita dell’induismo, che riconosce Visnù quale suprema divinità, lo storico Buddha è il nono avatar del dio Vishnu. Spesso nell’induismo contemporaneo il buddismo è addirittura considerato un’altra forma di induismo. Allo stesso modo, altre correnti rifiutano l’identificazione del Buddha come avatar di Vishnu, e considerano i due Buddha individui diversi.
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