I Sadhu in India
Con la parola di derivazione Sanscrita Sadhu (in sanscrito sādhus) vengono identificati i cosiddetti santoni o baba indiani. Per intenderci sono quelle persone che in india spesso si incontrano vestiti in maniera succinta e trasandata e con il viso dipinto, spesso raccolti in preghiera o dediti alla richiesta delle elemosine al di fuori dei templi. E’ vero, a volte anche intenti a fumare marijuana, ma non facciamo di ogni erba un fascio e soprattutto capiamo il perché anziché sorridere.
Questo è lo spirito con il quale ho cominciato questa ricerca, per capirne di più sui Sadhu.
Indice
Significato della parola Sadhu
In Sanscrito sādhus ha diversi significati: un uomo buono, onesto, un santo, un saggio; un santo Giaina adorato come un Dio. Come aggettivo significa o puro, rispettabile, virtuoso, che fa parte di una famiglia onorevole. l termine Sadhu è riportato anche nei Rigveda e Atharvaveda dove ha il significato di “retto”, “che conduce alla meta”.
Chi sono i Sadhu
Queste persone che noi chiamiamo impropriamente Baba o Santoni sono asceti induisti scelgono di abbandonare la vita materiale dedicandosi alla ricerca di un elevazione spirituale.
La loro è una vita di rinuncia alle passioni terrene detta Moksha, con lo scopo del perseguimento della liberazione da Maya, l’illusione terrena e con ciò la fine del ciclo delle reincarnazioni (Samsara).
Questo in ultima analisi significherebbe fermare il ciclo delle sofferenze terrene conseguendo la fusione nella Coscienza Cosmica, o nel Se’, come vogliate chiamarlo.
E’ inutile dire che, siate disposti o meno a credere in questa possibilità, pochi riescono a raggiungere questo obiettivo nel corso della vita presente.
Il Sadhu per agevolare questo processo sceglie una vita di rinuncia e di santità.
Sadhu: un po’ di storia
A partire dall’epoca Vedica la rinuncia alle questioni del mondo è stato l’ultimo stadio della vita di un uomo ed il più elevato. La vita nella tradizione induista dovrebbe infatti essere suddivisa in diversi stadi:
- La Brahmacharia, ovvero la fase nella quale si apprende, da giovani
- Garhasthya, la fase nella quale si ha una casa ed una famiglia, che generalmente comincia con il matrimonio
- Vanaprastha, coincidente con la vecchiaia e con l’uscita dei figli dalla famiglia. Comincia con l’eremitaggio o un esilio ai margini del villaggio, una rinuncia progressiva ai beni terreni, praticata in solitudine o con la compagna.
- Samnyasa, l’abbandono definitivo dei beni terreni in preparazione alla liberazione definitiva.
La Samnyasa
Progressivamente la Samnyasa divenne una pratica diffusa, specialmente a partire dell’ottavo – nono secolo d.C. I Samnyasin intraprendevano questa via anche senza avere precedenti esperienze, conducendo a volte pellegrinaggi e prendendo nomi diversi a seconda delle correnti religiose.
Il rinunciatario, che era precedentemente conosciuto anche come Bhiksu, oggi appellativo quasi esclusivo dei monaci buddisti, venne identificato in seguito col nome di Sadhu, persona buona.
Ma cosa fa un Sadhu in concreto
I Sadhu troncano i legami con la famiglia di origine, abbandonano i loro averi e vivono di elemosina o doni dei devoti.
Nel caso dei Sadhu o delle Aryika Giainisti essi diventano rinunciatari attenendosi a cinque voti:
- Ahimsa, la non-violenza
- Satya, la verità
- Asteya, impegno a non rubare
- Brahmacharya, astinenza dal sesso e piaceri sensuali
- Aparigraha, impegno a non possedere nulla
In altre correnti l’impegno è meno regolamentato, ma sostanzialmente lo stesso
Pratiche e riti dei Sadhu
I Sadhu sono impegnati in diversi tipi di pratiche religiose: in alcuni casi praticano forme di ascesi e di meditazione, a volte solitaria e a volte in gruppo. Alcuni pregano e cantano a voce alta. Li accomuna uno stile di vita semplice.
Alcuni si sottopongono anche a mortificazioni anche estreme, nella speranza di raggiungere più rapidamente la loro liberazione. Alcuni si fermano in una posizione fino ad atrofizzare gli arti, altri non si sdraiano o si siedono per anni, alcuni smettono di parlare.
Passano il tempo alla ricerca dell’illuminazione recitando i sacri mantra, praticando lo yoga rituale, il controllo del respiro e l’astinenza sessuale. Molti (e fra questi molti occidentali e svariati ciarlatani) hanno l’abitudine di fumare hashish, abitudine opportunamente mutuata dalla mitologia riguardante il Dio Shiva.
Alcune regole per i Sadhu
Alcune comunità di Sadhu si impongono regole per la raccolta delle elemosine, come ad esempio quella di continuare a spostarsi di città in città per non infastidire i residenti. Alcuni compiono pellegrinaggi anche lunghi. Ad esempio mi è capitato di vederne alcuni in autostrada con un elefante.
In genere praticano il celibato e l’astinenza, ma in alcune sette viene a volte praticato il sesso tantrico. C’è da augurarsi che prima sia previsto anche un rituale di lavaggio del corpo..
Quanti sono i Sadhu in India
Si stima che il numero di Sadhu presenti in India vada dai 4 ai cinque milioni di individui
Come si vestono i Sadhu?
I Sadhu indossano abiti semplici, che variano a seconda delle correnti religiose di appartenenza. Ad esempio nell’induismo il colore prevalente è lo zafferano accostato al rosso, indossato in genere dai seguaci di Shiva, che molto spesso si cospargono anche il corpo di cenere. I fedeli a Vishnu vestono invece abiti bianchi o gialli. Nel Giainismo il colore dell’abito è generalmente bianco, anche se in casi estremi l’abito significa non avere un abito, ovvero essere nudi. Alcuni hanno i capelli acconciati con dreadlocks. Questi abbigliamenti simboleggiano e ricordano la Samnyasa ovvero la rinuncia ai beni terreni.
Altre simbologie
Oltre all’abbigliamento anche le decorazioni sul volto possono essere un segno di appartenenza, come ad esempio il tripundra, tre linee orizzontali a volte ornate da un punto centrale per gli Shivaiti e l’urdhvapundra, due linee verticali per i Vishnuiti, a volte accoppiate ad altri simboli, ma le varianti sono numerose.
Perché i Sadhu sono in genere uomini
Mentre per gli uomini la strada della rinuncia a volte comincia fin da giovani, è difficile incontrare donne che scelgano questa via. Generalmente questo percorso viene intrapreso in seguito alla vedovanza e queste donne assumono il nome di Sadvi o Aryika. In alcune comunità Giainiste al contrario il numero delle ascete di sesso femminile sorpassa quello degli asceti maschi.
In realtà le donne secondo la tradizione jainista non riusciranno a perseguire Moksha ovvero l’illuminazione e la fine della reincarnazione, perché essa può essere perseguita solo con un corpo maschile. Esse riusciranno però a reincarnarsi in un corpo maschile col quale perseguire Moksha. La spiegazione è un po’ semplicistica, ma serve a dare un contesto alla tradizione citata.
Per conoscere una fantastica stori di donne leggi invece Haenyeo, le donne pescatrici dell’isola di Jeju in Corea
Come si diventa Sadhu
L’iniziazione di un Sadhu avviene in diversi modi ed in genere prevede un periodo di apprendistato presso un Guru (una guida spirituale) che può cominciare anche in età molto giovane.
Dopo un periodo di prova e di servizio presso il Guru, quest’ultimo decide se la persona può diventare un discepolo. Solo in caso positivo la persona che ha scelto la Samnyasa, o la vita di rinuncia diventa Samnyasin, mettendosi al servizio del Guru.
In molti casi il Guru assegna al rinunciatario un nuovo nome ed un mantra personalizzato da recitare sempre.
— Un tipo di Santone diverso: il Santone della Roccia Sacra in Sulawesi, oppure se vuoi cambiare completamente continente leggi l’articolo sui parchi dell’Ovest degli Stati Uniti, un viaggio memorabile —
Raduni di Sadhu
Uno dei più grandi raduni di Sadhu, anzi, il più grande è il Kumbh Mela, il prossimo nel 2022, dove è possibile vedere anche i famosi Sadhu vestiti solo di cenere e comunque assistere ad un’aggregazione che secondo i dati dell’ultimo avvenimento facilmente supera i 50 milioni di persone.
Qui sotto alcuni Sadhu in raduno di fronte al tempio Rukhmani, compagna del signore Krishna a Dwarka
Dove vengono sepolti i Sadhu
I Sadhu sono considerati già morti e, in quanto aventi accesso a Moksha (la liberazione dalle reincarnazioni), non vengono cremati come le persone normali, ma sepolti.
Essendo già morti per il mondo si presume che il loro funerale sia già avvenuto.
Alcuni esempi di sette religiose
Come già detto esistono tantissime sette, ma alcune sono famose per le loro particolarità.
Aghori
La setta degli Aghori è quella considerata più trasgressiva. Fondata da Kina Ram nel XVIII secolo, è ormai ridotta a pochi individui, concentrati a Varanasi. Questi Sadhu seguaci di Shiva ne emulano i comportamenti meno comuni. Sono dediti al consumo di alcool, non sono vegetariani. Si dice che si nutrano di carne in decomposizione ed a volte anche dei propri escrementi, che vivano in mezzo ai morti e che abbiano pratiche sessuali poco ortodosse. Sono a volte nudi cosparsi di cenere, a volte vestiti di un solo panno
Naga Baba o Naga Sadhu
I Naga Baba sono una setta di antichi Sadhu guerrieri, fin dai tempi delle conquiste islamiche e inglesi. Sono organizzati in truppe chiamate Akharas ed a volte entrano in conflitto con altre sette.
Sono di solito nudi (naga) e spesso ostentano armi il più delle volte a solo scopo ornamentale, come il tridente di Shiva
Digambar
I Sadhu Giainisti Digambar sono anch’essi in genere nudi e sono famosi per la mortificazione del pene, con il quale sollevano pesi a volte incredibili al fine di desensibilizzarlo.
Per saperne di più sull’India
India, destinazione senza compromessi. Un salto indietro nel tempo in una terra di grande misticità, capace di grandi fasti e di grandi miserie, ma sempre con una propria dignità e con un portamento elegante. Ad ogni passo c’è qualcosa da scoprire, in questa terra capace di grande ospitalità e dove, da viaggiatori, ci si sente sempre i benvenuti.
Prima di tutto il bagaglio: leggete l’articolo cosa mettere in valigia: la lista da stampare per il viaggio perfetto. Non dimenticare di infilare nel bagaglio anche un buon libro: provate a dare un’occhiata ai miei libri preferiti nell’articolo 10 libri (e oltre) per la tua vacanza in India, senza parlare di Yoga
Cultura
Se vi interessa la cultura informatevi sui luoghi sacri dell’induismo e sulle regole di comportamento. Altri argomenti interessanti per avvicinarsi a questa fantastica destinazione sono descritti negli articoli chi sono i Sadhu indiani e cosa fanno, le caste in India e gli Intoccabili Dalit, il Festival di Holi e la Festa dei Colori.
Antiche Religioni
Per approfondire la conoscenza sul variegato pantheon indiano leggete la sacra Trimurti e cenni su Brahma, Shiva il Distruttore, Vishnu ed i suoi Avatara, Ganesha dalla testa di elefante o Surya, il Dio del Sole indiano. Senza dimenticare che il buddhismo è nato in India, un occasione per visitare i luoghi del Buddha a Sarnath.
Tradizioni Tribali
Se, come me amate le tradizioni fate un salto nel passato dell’India Tribale, e scoprite le tribù dell’Orissa, i Kutia Kondh, i Dongria Kondh ed i Bonda, li ho incontrati nei mercati tradizionali e mi hanno affascinato.
Arrivederci presto!