Chi non conosce Ganesha, la divinità indù dalla testa di elefante? Ai suoi piedi, in India, troverete quasi sempre un compagno improbabile: un minuscolo topo di nome Mushika. Più di una semplice cavalcatura, Mushika rappresenta la mente umana inquieta e sempre in movimento e i desideri terreni.
In realtà, visto che è un nome tradotto, ci sono molti nomi per identificarlo, come Kroncha, Mushika, Mushaka o Mooshika, per non confonderci, io scelgo di usare Mushika.
Scegliendo un umile topo come suo veicolo, Ganesha insegna una profonda lezione: che la saggezza deve cavalcare e controllare questi pensieri vaganti per guidarci sulla retta via.
Ovviamente questa non è che una delle tante versioni dell’origine di Mushika, il Vahana di Ganesha, tutte e vere e seppur differenti, non in contrasto con quella che è il fine ultimo di queste storie: una morale.
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La leggenda di Kroncha – Mushika
Nella corte del re celeste Indra si riunivano divinità, saggi e semidei, tra cui Apsara e Gandharva. Le Apsara erano note per la loro grazia nella danza, mentre i Gandharva si distinguevano come musicisti divini. Entrambi godevano di grande prestigio e spesso si esibivano insieme per intrattenere gli dèi.
Tra i Gandharva vi era Kroncha, una figura destinata a diventare centrale nella tradizione legata a Ganesha.
Un giorno Indra organizzò una festa alla quale furono invitate tantissime divinità e moltissimi saggi. Durante la cerimonia, Kroncha entrando di fretta nel salone, calpestò accidentalmente il piede del saggio Vamadeva, che stava amabilmente chiacchierando con altre persone. Invece di mostrare rispetto o chiedere scusa, Kroncha reagì con arroganza, rimproverando il saggio perché non si era spostato e così facendo l’aveva fatto inciampare.
La maledizione di Vamadeva
Questo atteggiamento irrispettoso di Kroncha fece infuriare Vamadeva, che gli lanciò una maledizione, condannandolo a trasformarsi in un topo, per punire il suo orgoglio e la sua mancanza di umiltà.
Quando capì quel che stava succedendo, Kroncha ebbe paura e, pentito, si inginocchiò davanti al saggio implorandolo di perdonarlo.
Vamadeva ebbe pietà del malcapitato Gandharva, ma ormai la maledizione era stata lanciata e non poteva più essere ritirata. Vamadeva però volle mitigarne gli effetti e preannunciò a Kroncha che nel suo nuovo corpo avrebbe servito come veicolo di Ganesha, trovando così un nuovo ruolo importante nella storia.

La trasformazione e le conseguenze
Dopo la maledizione, però Kroncha, infuriato, scese sulla Terra e cominciò a viaggiare in cerca di guai.
Si arrampicava sugli alberi distruggendo i nidi degli uccelli, scavava buche nel terreno, sradicava le piante e perpetrava mille altri dispetti.
Poi si dedicò ai villaggi: iniziò a distruggere i raccolti, invase le capanne, scavò buche per nascondersi e distrusse tutto il cibo immagazzinato. Nella sua furia ruppe vasi dell’acqua, lacerò i vestiti, rosicchiò i cesti del cibo fino a ridurre l’intero villaggio in miseria.
Non contento di aver causato tutti questi danni, un giorno il topo si precipitò dall’altra parte del villaggio, nell’eremo del Saggio Parashara, dove questi risiedeva con i suoi discepoli.
La presenza del topo non tardò a diventare fonte di problemi per il gruppo. Con le sue scorribande cominciò anche lì a distruggere i raccolti, a rosicchiare i travi delle case e a contaminare il grano delle riserve, fino a portare anche quella parte del villaggio alla disperazione.
La comunità visse così momenti di grande disagio, incapace di contrastare l’instancabile roditore.
L’incontro con Ganesha
Proprio in quel periodo, Ganesha si trovò a visitare l’eremo di Parashara.
I discepoli lo accolsero con devozione, ma non ben presto Ganesha si rese conto della loro preoccupazione e delle enormi difficoltà per i continui danni causati dal topo.
Ganesha, deciso a risolvere il problema, utilizzò il suo pasha (laccio sacro) per catturare Kroncha. Una volta immobilizzato, il topo fu costretto ad arrendersi e sottomettersi, per non essere schiacciato. In quel momento riconobbe i propri errori e chiese perdono, dichiarando il desiderio di servire Ganesha per sempre.
Il dio accettò la sua sottomissione e lo designò come proprio veicolo. Per renderlo idoneo, gli conferì la forza necessaria per sopportare il suo peso divino. Da allora Kroncha, sotto forma di topo, divenne il vahana di Ganesha, accompagnandolo in ogni rappresentazione e rito.

Elementi simbolici
La vicenda di Kroncha contiene diversi aspetti simbolici:
- Orgoglio e umiltà: il passaggio da Gandharva elegante a topo simboleggia la caduta dovuta all’arroganza e la possibilità di redenzione attraverso la devozione.
- Distruzione e ordine: il comportamento caotico del topo rappresenta la forza incontrollata, che viene domata e trasformata dal potere di Ganesha.
- Servizio e redenzione: diventare il veicolo di una divinità mostra come anche una condizione apparentemente degradante possa acquisire dignità e significato.
Un’altra versione della leggenda
Alcune tradizioni presentano varianti. In una di esse, Kroncha viene associato a una maledizione diversa, attribuita al saggio Saubhari. In questa narrazione, egli nasce già come topo nella famiglia del saggio Kashyapa. Anche in questo caso, però, il destino lo conduce a diventare il veicolo di Ganesha, confermando il ruolo centrale della sua figura nella mitologia.
Queste versioni parallele non si contraddicono, ma arricchiscono la tradizione, sottolineando come il tema della trasformazione e della redenzione sia comune a più racconti.

Sintesi dei temi principali
- Caduta: dall’altezza della corte celeste alla condizione di topo.
- Errore e punizione: l’arroganza porta a conseguenze inevitabili.
- Redenzione: il servizio a Ganesha restituisce dignità e scopo.
- Simbolismo universale: anche ciò che appare piccolo o insignificante può assumere un ruolo fondamentale nel contesto divino.
Con questa storia, Kroncha diventa esempio di come l’umiltà e la devozione possano trasformare anche la condizione più umile in un compito di valore, conferendo senso e funzione a ciò che altrimenti sarebbe solo caos e distruzione.
Per saperne di più sull’India
India, destinazione senza compromessi. Un salto indietro nel tempo in una terra di grande misticità, capace di grandi fasti e di grandi miserie, ma sempre con una propria dignità e con un portamento elegante. Ad ogni passo c’è qualcosa da scoprire, in questa terra capace di grande ospitalità e dove, da viaggiatori, ci si sente sempre i benvenuti.
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Cultura
Se vi interessa la cultura informatevi sui luoghi sacri dell’induismo e sulle regole di comportamento. Altri argomenti interessanti per avvicinarsi a questa fantastica destinazione sono descritti negli articoli chi sono i Sadhu indiani e cosa fanno, le caste in India e gli Intoccabili Dalit, il Festival di Holi e la Festa dei Colori.
Antiche Religioni
Per approfondire la conoscenza sul variegato pantheon indiano leggete la sacra Trimurti e cenni su Brahma, Shiva il Distruttore, Vishnu ed i suoi Avatara, Ganesha dalla testa di elefante o Surya, il Dio del Sole indiano. Senza dimenticare che il buddhismo è nato in India, un occasione per visitare i luoghi del Buddha a Sarnath.
Tradizioni Tribali
Se, come me amate le tradizioni fate un salto nel passato dell’India Tribale, e scoprite le tribù dell’Orissa, i Kutia Kondh, i Dongria Kondh ed i Bonda, li ho incontrati nei mercati tradizionali e mi hanno affascinato.
Arrivederci presto!
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